Durante il secondo quadrimestre la classe seconda A della scuola secondaria di I grado di Cigliano ha collaborato con la scuola di Inhassoro in Mozambico in un progetto chiamato Policultura. Il risultato di questa interessante collaborazione a distanza è stata la narrazione multimediale Colour your life, che racconta, tramite i colori, differenze, affinità e particolarità delle due realtà.
Giovedì 11 maggio 2017 Don Pio, missionario presso la Missione di Inhassoro in Mozambico è venuto a trovarci nella nostra aula.
Per un’ora intera, Don Pio ha raccontato alla classe la sua vita da missionario dicendo di aver trascorso 30 anni in Kenia e 19 in Mozambico dove ha fondato 11 scuole elementari e ha costruito anche piccoli ospedali. Il Mozambico è una terra molto povera a causa di una guerra civile durata ben 27 anni. La loro terra è indipendente dal 1985 e viene chiamata anche “Terra d’oltre Oceano”.
La scuola di Inhassoro è organizzata in modo molto diverso dalla nostra, e si presenta così:
- assenza di materiale (banchi,libri), si è seduti a terra e si ascolta l’insegnante
- presenza di una sola insegnante che educa 70 bambini
- i bambini hanno difficoltà nell’ apprendimento della matematica e non sanno leggere molto bene
- esistono solo due scuole superiori: Classico e Tecnico (meccanico,sarto,contabili,alberghiero)
- due collegi: maschile, femminile
- 10 asili con 800 bambini dai 3 ai 5 anni
- le lezioni iniziano dalle 06.45 e terminano alle 17.00
- la scuola comincia a fine Gennaio e termina per le vacanze estive a Novembre
- ci sono biblioteche ben fornite
- gli allievi hanno molto rispetto nei confronti degli insegnanti
- alcuni ragazzi alla propria giornata aggiungono anche delle lezioni scolastiche serali
- hanno inserito nelle scuole come seconda lingua: l’Inglese.
Anche la loro alimentazione è molto diversa dalla nostra,il cibo principale che per loro non potrà mai mancare è sicuramente il latte. Quasi tutti i giorni mangiano foglie, polenta e sangue di animale.
Le loro abitudini e i loro modi di vivere sono anch’essi particolari e ai nostri occhi possono apparire strani; tutti praticano ogni giorno molta attività fisica; i più piccoli costruiscono da soli i propri giocattoli, durante le messe ballano e cantano, si impegnano nella coltivazione dei campi, in particolare ci ha colpito che quando i ragazzi arrivano in ritardo a scuola, vengono impegnati nella coltivazione dell’orto, realizzato vicino alla scuola.
Tutti mangiano in genere con le mani che quindi lavano spesso, in alcuni casi utilizzano come posate delle foglie dure di particolari alberi. Per trasportare l’acqua, le donne in particolare, mettono dei secchi sulla testa. Sono molto diffuse le infezioni e le malattie, le uniche medicine che si conoscono in quei luoghi sono l’equivalente dell’aspirina e della tachipirina, ragion per cui, si muore spesso in giovane età. L’età media della popolazione è infatti di circa 19 anni e i più vecchi arrivano al massimo ai 40/50 anni.
Ci sono tantissimi bambini e le loro condizioni fisiche non sono delle migliori, molti sono magrissimi e secondo quanto riferito da Don Pio, nei villaggi la donna che pesa di più arriva al massimo a 50 Kg. Tra le attività è molto diffusa la pesca, e anche i bambini praticano quest’ attività, purtroppo a volte con esiti nefasti: molti muoiono lanciandosi dagli scogli morendo travolti dalle grandi onde e dalla profondità del mare.
La lingua ufficiale è il portoghese, anche se nei vari villaggi si parlano diversi dialetti come quello cizua. Grazie alla scuola, nonostante la suddivisione in varie etnie e gruppi tribali, si è rafforzato negli anni il senso di appartenenza alla patria, che è molto forte e si evince in particolare quando tutti insieme cantano ogni giorno, all’inizio di ogni lezione, l’inno nazionale.
Una delle cose che permea il modo di vivere di queste persone, è l’allegria di fondo che si legge sempre sui loro volti, nonostante le difficoltà che vivono quotidianamente, infatti, tutti, e soprattutto i bambini regalano un sorriso per tutti , sono molto affettuosi e riconoscenti nei riguardi delle persone che vengono in missione per aiutarli.
Ma la cosa che ci ha maggiormente colpiti, alla fine del suo discorso , prima di salutarci è la frase con la quale Don Pio ci ha salutati prima di andar via:
“L’Africa comincia a svegliarsi mentre l’Italia comincia ad annoiarsi”!
La tecnologia ci ha aiutati a lavorare a distanza e sentiamo, dopo questa esperienza, di esserci arricchiti moltissimo, grazie alla conoscenza dei nostri lontani amici